‘Lavoriamo per dare valore alla scuola pubblica’ è questo uno degli slogan scelti dalla Uil scuola per lo sciopero indetto dalla Uil per il pubblico impiego.
Il ‘valore’ della scuola pubblica italiana, quella frequentata dal 94% degli studenti – sottolinea il segretario organizzativo della Uil scuola, Pino Turi – da cui dipende il futuro e lo sviluppo de Paese è determinato dal ‘lavoro’ delle persone.

E questo è il punto: ad un lavoro così impegnativo e delicato non viene dato il giusto riconoscimento e il giusto valore.  Gli insegnanti italiani hanno gli stipendi più bassi d’Europa, impegno e competenza vengono premiati con una ‘pacca sulla spalla’, si blocca il contratto e si vuole ostacolare la contrattazione integrativa, si tagliano le risorse e non si diminuiscono le tasse sul lavoro.  Sono queste le ragioni della protesta, collegate all’esigenza di dare centralità e peso al lavoro che si fa nelle scuole.

Un mese fa l’Ocse riportava l’attenzione sui livelli di investimento in istruzione:  la spesa per l’istruzione in rapporto al Pil in Europa è del  6,1%, in Italia è del 4,8%. E ancora, la spesa per l’istruzione è bassa anche in rapporto sulla spesa pubblica, 9,7% rispetto all’11% della media dei paesi europei.

‘Qualificare la spesa pubblica, investire in istruzione, valorizzare il lavoro’: sono questi i temi forti su cui la Uil Scuola richiama l’attenzione.  L’Europa – continua Pino Turi – ha presentato molte istanze al nostro Paese, la Germania si è dimenticata di richiedere che, proprio come hanno già fatto loro, l’Italia non persegua sulla strada dei tagli all’istruzione.

Ecco invece cosa è stato già fatto – precisa il segretario della Uil Scuola:  in tre anni la scuola ha ridotto i dipendenti di 81 mila insegnanti (12%) e 44 mila Ata (17%). La politica dei tagli lineari è stata un errore perché ha compresso la scuola. Il contratto è bloccato e si ostacola la contrattazione integrativa.
Una situazione nella quale non sono stati toccati gli sprechi, le spese improduttive, il peso della burocrazia.

Per vedere il fallimento delle politiche perseguite dalla Funzione Pubblica che, con la legge 150, pensava di apportare chissà quali cambiamenti, basta osservare che, con il blocco dei contratti e della contrattazione,  all’Aran, l’agenzia di contrattazione per il pubblico impiego, 69 persone in organico, 15 dirigenti e 54 impiegati non sono chiamati a nessun compito, demotivati.

E ancora, poiché doveva essere superata contrattazione si è creato un nuovo organismo, la Civit (Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche) con tanto di presidente e consiglio direttivo.  Sono stati spesi soldi aggiuntivi in una commissione che, in tutta fretta, si è insediata a Via del Corso, nello stesso edificio, ma al piano di sotto rispetto all’Aran, che con il blocco dei contratti non può svolgere alcuna funzione. Intanto la valutazione, affidata alla Civit, non parte.  Il risultato è che non si fa né l’una, né l’altra.  Si sprecano i soldi e si peggiora il servizio. Bel risultato. Questa è la grande portata innovativa del ministero della Funzione Pubblica.

Nelle settimane scorse –aggiunge – è stato firmato il contratto sulla mobilità professionale per il personale Ata. Il contratto è rimasto in qualche cassetto della Funzione Pubblica e non se ne trova più traccia. Il risultato è che, in assenza di tale contratto, sono state bloccate alcune delle 67 mila assunzioni già autorizzate dal ministero dell’economia.
Serve un cambio di passo. La scelta da fare per la Uil Scuola è quella togliere soldi da ciò che è improduttivo e metterli sul ‘lavoro’.  Questa è la vera modernizzazione, non quella fatta a ‘spot’ che diventa apparato burocratico.